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Senza cornice
di Marco Schaufelberger
“Les Pêcheurs de perles”
di Bizet
Prima con fantasma
“Les Pêcheurs de perles”
di Georges Bizet, in
scena al Teatro di San Carlo martedì 16
ottobre alle ore 20.30
, è l'opera che chiude la
Stagione Lirica 2011-12 del Teatro di San Carlo,
in attesa dell'inaugurazione del nuovo cartellone
(martedì 5 dicembre) con la “Traviata” di
Ferzan Özpetek.
La direzione del primo lavoro operistico di
Bizet è affidata a
Gabriele Ferro
.
Allestimento del Teatro Verdi di Trieste (2008),
la regia di
“Les Pêcheurs de perles”
(per la
prima volta al San Carlo nella versione originale
in francese),
è firmata da
Fabio Sparvoli.
Le
scene sono di
Giorgio Ricchelli,
i costumi di
Alessandra Torella
. Nel cast figurano
Patrizia
Ciofi
(Léïla),
Dmitry Korchak
(Nadir),
Dario
Solari
(Zurga) e
Roberto Tagliavini
(Nourabad), accompagnati da
Orchestra e
Coro del Teatro di San Carlo -
quest'ultimo
preparato da
Salvatore Caputo-
e dal
Corpo di
Ballo del Lirico napoletano
diretto da
Alessandra Panzavolta
, per le coreografie
inedite di
Annarita Pasculli. Repliche il 19, il
21, il 23 e il 25.
La
mise en scène
di Sparvoli che ha optato per
la seconda versione del libretto, si presenta
essenziale e priva di ogni riferimento
scenografico all'orientalismo di maniera di un
tipo dell'Ottocento.
Il regista ha disegnato la rappresentazione in
modo tale da far risaltare quei temi eterni della
condizione umana che caratterizzano l'opera:
l'amore, l'amicizia, la religione, il senso del
destino. La vicenda dei “Pêcheurs” resta
secondo il regista perennemente sospesa in una
duplice dimensione temporale: da un lato
l'evocazione del passato di una civiltà arcaica
(raffigurato in scena da elementi quali le antiche
rovine di statue e templi, inglobate tra spiagge e
foreste), e dall'altro l'incombenza di un futuro
fatto di incognite, per un popolo che
inconsciamente avverte la sua fine.
Assente dal San Carlo dal 1959, la prima
rappresentazione napoletana del titolo di Bizet è
datata 1887. “Les Pêcheurs de perles” è
ambientato in un piccolo villaggio di pescatori
nell'isola di Ceylon.
Sullo sfondo di un mondo “primitivo” e ancora
incontaminato, la trama ruota intorno
all'intreccio di amore ed amicizia tra i
protagonisti Léïla, Nadir e Zurga. La vicenda di
ambientazione esotica richiama in parte un tema
di forte attualità nell'Ottocento, ovvero il
conflitto tra una condizione sociale atavica ed
“innocente” e l'avanzare improvviso della civiltà
industriale. Ultimata nel 1863 dall'allora
ventiquattrenne compositore francese, “Les
Pêcheurs de perles” fu accolta all'esordio con il
favore del pubblico, sebbene parte della critica
(ad eccezione di Hector Berlioz) riservò
all'opera una forte stroncatura, sottolineandone
soprattutto l'incongruità e la debolezza del
libretto (a firma di Michel Carré ed Eugène
Cormon). Per lungo tempo assente dalle scene,
l'opera fu ripresa all'Expo di Parigi del 1893 (in
piena rivoluzione industriale), anche dopo il
fortunato riadattamento in italiano in scena nel
1886 alla Scala di Milano.
“Les Pêcheurs de perles” è considerato
attualmente il primo capolavoro operistico
dell'autore della “Carmen”, e la critica
contemporanea vi riconosce quell'espressività
“morbida ed elegante”, segno distintivo del
miglior Bizet.
"Dall'opera all'azione intellettuale, dal
salotto per "bene" all'azione nel reale,
piccolo memento agli "intellettuali
conteporanei"
Il pensiero non può non andare da l'opera
teatrale, all'opera di uno dei massimi artisti
dell'Ottocento Paul Gauguin (Parigi, 7 giugno
1848 - Hiva Oa, 8 maggio 1903).