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Rubrica "Senza cornice"
di Marco Schaufelberger
L'architettura sacra a Giano
La Massoneria all'epoca dei Romani
I due San Giovanni e le porte
solstiziali
N
on si può affrontare uno studio approfondito sull'
architettura simbolica senza dovere citare
le antiche Confraternite dei Costruttori e il patronato
che esse adottarono con l'avvento del cristianesimo,
San Giovanni, ma quale San Giovanni? Il battista,
precursore di Cristo o di San Giovanni l'Evangelista
che scrisse anche l'Apocalisse, misterioso testo in cui
eretici, filosofi, esoterici ecc ecc... trovarono allegorie,
simboli per le loro dottrine. Ebbene a questa domanda
c'è una risposta, entrambi, da quando le antiche
confraternite di muratori operativi, si trasformarono nel
1717 a Londra nella attuale massoneria speculativa,
sino ad oggi i venerabili lavori di Loggia si aprono sul
libro sacro di San Giovanni. La Massoneria sembra
rimanere nel vago su quale San Giovanni scegliere,
continuando nel tempo a chiamarsi logge di San
Giovanni, senza specificare mai una certezza sul
proprio patronato. Questa presunta incertezza vela ai
profani la più sentita esigenza di continuare il culto di
Giano bifronte, protettore nella antichità pagana, dei
collegi di operai e architetti e della pace, le cui feste si
celebravano nei solstizi.
“Nel Lazio, inoltre nel corso
del mese di Dicembre, il dio Conso era
festeggiato
il
15 Dicembre, nel corso delle Consualie, le feste
dedicate alla
“conclusione sacrale del vecchio
anno”:segnaliamo come dal latino, “condere”,indica
l'azione del “nascondere”e/o del “concludere”,il già
citato Giano, associato a Conso, poi, era l'antica
divinità latina delle “due facce”, “dio del tempo”e,
specificamente, “dell'anno” ed il cui tempietto, a
Roma, consisteva in un corridoio con due
porte,
chiuse in tempo di pace e aperte in tempo di guerra
che, sulla base della sua ancestrale accezione,
designa “l'andare” e, più particolarmente, la “fase
iniziale del camminare” e del “mettersi in marcia”:
regolava e coordinava l'inizio del
nuovo anno, da cui Ianuarius, il mese di Gennaio”.
(1) Come notiamo il tempietto sito a Roma, del dio
Giano nella realtà non aveva due porte, ma tre,
calcolando anche quella d'ingresso, che fungeva da
perno e divisione tra le due porte, simbolo dei solstizi,
“i due San Giovanni” come progettato e messo in opera
nelle architetture dei triplici ingressi delle case degli
alchimisti di Alpago e Villerose da noi studiate.
“ad
eventi fissati nel tempo, ma che si ripetevano
periodicamente”, quelli dell'eterno ritorno alla luce a
discapito delle tenebre. Non dimentichiamo, quindi,
come la tradizione romana della festa del dies solis
novi affondava le sue radici, sia nel passato
preistorico delle genti indoeuropee, a cui i romani e la
maggior parte delle
genti italiche appartenevano, che in quello delle sue
stesse basi culturali.
(2) Di nuovo riappare la
Massoneria, Ordine solare, che nei secoli continua a
seguire un cammino iniziatico, che si perde nell'arcano
del tempo. Quando il profano entra in Loggia viene
condotto bendato, dunque privo di luce (solstizio di
inverno) egli passa le varie prove iniziatiche,
divenendo un Massone, egli riceve col togliere la
benda dagli occhi, simbolicamente la luce (solstizio
d'estate) dunque un cammino esoterico alla scoperta
della luce, che lui vedrà solo riflessa, sedendo a nord
sino a quando con lo studio e la pratica non passi a
mezzogiorno, in veste di compagno, sino a giungere ad
Oriente come maestro. Non dimentichiamo che il sole
sorge ad est, passa a sud e cala ad ovest, mentre il nord
rimane oscuro. Ma
come citavano gli
alchimisti:
obscuro per obscurum, solo dal nero passando a ciò che
è più nero si può trovare la vera luce. Dunque il
cammino iniziatico attualmente ancora seguito, affonda
le sue radici come ci ricorda Julius Evola
“Sol,la
divinità solare, appare già fra i dii indigetes, cioè fra
le divinità delle origini romane, ricevute da ancor più
lontani cicli di civiltà”
(3)
(1) tratto dall'articolo “Dies Natalis Solis Invicti”,
Alberto Mariantoni, Identità, 2004;
(2) Franz Altheim, Storia della Religione Romana,
Ed. Settimo Sigillo, Roma, 1996, pag. 69 e 70;
(3) Julius Evola, La Tradizione di Roma, Ed. di Ar,
collezione “Aretè”, Manduria, 1997, pag. 138.